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Un catalizzatore per la digitalizzazione

Nell'approfondimento tematico di questo mese consideriamo come alcune imprese abbiano assistito ad un aumento della domanda dei loro prodotti a seguito della crisi.

8 giugno 2020

Angus Muirhead

CFA, Portfolio Manager, Credit Suisse Asset Management

Si tratta tuttavia di rare eccezioni e in ogni caso anche queste aziende, nel lungo periodo, non saranno probabilmente immuni da problemi di approvvigionamento. Anche se stavolta forse è troppo tardi per aiutare molte aziende, esaminiamo l'idea che la crisi possa svolgere un ruolo di catalizzatore nei confronti di imprese e governi affinché adottino una maggiore automazione dei sistemi, una gestione più intelligente della catena delle forniture e, in generale, soluzioni di digitalizzazione per essere meglio preparati ad un eventuale prossima crisi.

La domanda di chi resta a casa

Nelle ultime settimane, mentre la maggior parte delle aziende faticava ad affrontare la crisi, alcune si sono trovate nella fortunata posizione di invertire la tendenza e di assistere ad un aumento della domanda di alcuni dei loro prodotti. L'obbligo di restare a casa e l'impossibilità di andare al lavoro hanno fatto aumentare la domanda di monitor per PC, laptop e tablet, ma anche di home entertainment sotto forma di giochi online e servizi video in streaming. Strumenti di collaborazione per il lavoro da remoto come Zoom, WeChat at Work, Ding Talk e Slack, nonché altri enabler dell'IT d'impresa come Citrix, Adobe, Dropbox e Office-365, hanno tutti registrato un'impennata della domanda.

Dove ancora consentiti, con i ristoranti chiusi per la normale attività, i servizi di consegna di cibo a domicilio come Meituan, Ocado, JD.com, UberEats, Foodora e Deliveroo hanno visto aumentare i propri ordini. Anche i fornitori di formazione online hanno registrato un aumento della richiesta, con le scuole che sono passate all'insegnamento online e i lavoratori costretti a rimanere a casa che hanno pensato di arricchire il proprio curriculum con qualche corso. A segnare un incremento della domanda sono stati, tra gli altri, Udacity, Udemy, Neutopia, Coursera, Skillshare, Khan Academy e le università statunitensi della Ivy League, che ora offrono più di 450 corsi online gratuiti.

Risposta all'emergenza

Le aziende e le organizzazioni sanitarie sono in prima linea negli sforzi per contenere il virus e trovare una cura. Molte hanno riconvertito rapidamente le attività R&S e produttive per sviluppare test critici, trattamenti e vaccini e produrre ventilatori, mascherine e guanti chirurgici su larga scala.

Anche alcune aziende di robotica si sono impegnate nel tentativo di contenere il virus e gestire la crisi. La danese UVD Robots, TMiRob (Shanghai) e PuDu (Shenzhen) hanno tutte messo a disposizione i cosiddetti "AGV" (veicoli a guida autonoma) per consegnare farmaci e alimenti ai pazienti, monitorare da remoto le zone rosse e disinfettare reparti ospedalieri e monitor per il monitoraggio dei pazienti. Gli "UAV" (aeromobili a pilotaggio remoto) o i droni di società come AntWork di Hangzhou, Cina, vengono usati per accertarsi che le persone restino a casa e per consegnare forniture mediche e intensificare gli sforzi di sicurezza in un momento in cui tantissimi negozi, fabbriche, musei e banche sono vuoti.

FLIR Systems, una società leader nelle termocamere ad alta definizione per l'automazione industriale, la difesa e la sicurezza, ha assistito ad una crescita della domanda di termocamere a infrarossi per il rilevamento della temperatura corporea. In risposta alla crisi, FLIR ha lanciato i sensori A400/A700 ottimizzati per questo compito. Nell'annuncio del prodotto, il CEO James Cannon ha scritto:1

"In un momento in cui tutto il mondo sta collaborando per affrontare la pandemia globale di Covid-19, vista la necessità di questa tecnologia, FLIR consegnerà questa nuova termocamera della serie A, in via prioritaria, ai professionisti che la utilizzano per il rilevamento della febbre in aggiunta ad altri strumenti di rilevamento della febbre al fine di contribuire a combattere la diffusione del virus. "

Analogamente, Dexcom e Abbott, entrambe leader nei sistemi di monitoraggio continuo della glicemia (CGM) per il diabete, hanno assistito ad un aumento della domanda dopo che la FDA ha affermato che non avrebbe avuto "nulla in contrario" alla fornitura di CGM agli ospedali. I CGM non sono ufficialmente approvati per l'uso su pazienti ospedalizzati, ma poiché circa il 28%2 dei pazienti affetti da coronavirus negli Stati Uniti soffre di diabete, l'utilizzo dei CGM per consentire il monitoraggio a distanza dei livelli glicemici e limitare un'inutile esposizione al virus è imprescindibile.

L'economia digitale non è immune

Oltre alle società che forniscono una risposta medica d'emergenza, alcune aziende stanno registrando una spinta grazie alla domanda "di chi resta a casa", e in genere sono tutte parte dell'economia digitale. Tali aziende hanno potuto continuare l'attività relativamente senza ripercussioni. È possibile abbonarsi a Netflix, Spotify o Adobe e "consumare" il loro prodotto senza uscire di casa e senza incontrare nessuno e, poiché il prodotto non è un bene tangibile, non vi è alcuna necessità di ritirarlo o di provarlo per vedere la misura.

Tuttavia, a lungo andare anche queste aziende potrebbero non essere immuni. Pur avendo la testa tra le nuvole del cloud, la maggior parte di esse ha i piedi ben saldi a terra. I contenuti di Netflix sono normalmente prodotti da grandi gruppi di persone su set di produzione. A metà marzo, tutta la produzione è stata fermata "a causa delle restrizioni imposte dai governi e delle precauzioni per la salute e la sicurezza"3. I prodotti di Adobe sono usati per promuovere business, commercio ed eventi, la maggior parte dei quali si svolge nel mondo reale; tutte queste aziende Internet dipendono totalmente dall'infrastruttura IT: centri di calcolo, commutatori, router e reti di fibra.

Gradi di automazione

Il campione dell'e-commerce, Amazon, nonostante la sua vetrina digitale e un esercito di oltre 200 000 robot nei suoi centri di evasione4, dipende ancora fortemente dal mondo reale. Circa l'80% dei ricavi di Amazon proviene dalla vendita di prodotti fisici, e tali prodotti dipendono a loro volta da una lunga e spesso complessa catena di approvvigionamento di materie prime, componenti, assemblatori e centri di prova e di ispezione.

I settori maggiormente automatizzati (fabbricazione di semiconduttori, produzione di schermi piatti per monitor, televisori e per auto, nonché alcune industrie di trasformazione) sono riusciti a continuare a operare pressoché senza interruzioni grazie al numero limitato di persone richieste nei loro processi produttivi. Tuttavia, molti si sono ora fermati a causa della mancanza di domanda finale o per via di carenze in qualche anello della catena di approvvigionamento.

Una mancanza di domanda è un problema evidente per ogni azienda, ma la crisi attuale e la guerra commerciale hanno mostrato più che mai quanto la maggior parte delle imprese sia esposta alla resilienza delle proprie catene di approvvigionamento. Non sono immuni neppure le aziende digitali e quelle con linee di produzione altamente automatizzate, ed è possibile che anni di pressioni sui costi con modelli di magazzino snello "just in time" abbiano ulteriormente aggravato la fragilità di queste reti globali.

Diversificazione della catena di approvvigionamento

Con i suoi negoziati commerciali l'amministrazione statunitense aveva già puntato i riflettori sulla catena di approvvigionamento globale, e il coronavirus sta ora dando ai politici e ad altri stakeholder un motivo in più per mettere in dubbio la propria dipendenza da quest'ultima. Invece di dipendere dall'offerta di altri Paesi, perché non riportare semplicemente la produzione in casa propria e restituire posti di lavoro alla forza lavoro locale?

Anche se l'idea dell'"on-shoring" ha un'evidente attrattiva per molti politici, la maggior parte delle grandi aziende ha dedicato gli ultimi 20 anni all'"off-shoring" al fine di garantire che la produzione fosse vicina ai fornitori o ai clienti, e sembra improbabile che questo lungo processo sarà ora annullato completamente. Possiamo tuttavia vedere un certo numero di società che stanno diversificando la catena di fornitori e i siti di produzione per ridurre al minimo il rischio di dazi o altre questioni specifiche a singoli Paesi.

In un sondaggio condotto alla fine del 2019 attraverso la piattaforma di gestione del rischio di supply chain di DHL, "Resilience360", il 73% degli intervistati ha indicato che stava spostando o che intendeva spostare parte della produzione fuori dalla Cina5. Con l'attuazione di tale trasferimento e la creazione di linee di produzione in altri Paesi, aumentano anche gli investimenti in impianti e strumenti di produzione, con un'ampia quota della spesa dedicata alla robotica e ai sistemi di automazione.

iRobot, per esempio, il leader di mercato nei robot aspirapolvere per uso domestico, nel 2019 ha iniziato a spostare in Malesia la produzione del suo modello Roomba 600 di livello base al fine di ridurre l'esposizione ai dazi sulle importazioni statunitensi dalla Cina. Analogamente, alla fine dell'estate 2019 Nintendo ha trasferito la produzione di parte della console di gioco Switch Lite dalla Cina al Vietnam, al fine di "diversificare il rischio".

Automazione di nuova generazione

Oltre alla diversificazione di impianti di produzione e catene di approvvigionamento, prevediamo che le aziende investiranno maggiormente in "soluzioni di catene di approvvigionamento intelligenti". Queste soluzioni di norma utilizzano una combinazione di sensori, reti di comunicazione e analisi dei big data per ottenere visibilità nella struttura dettagliata della catena di approvvigionamento. In questo modo, al presentarsi di un problema le aziende hanno subito un gran numero di informazioni a portata di mano per agire e non devono arrabattarsi all'ultimo minuto in cerca di una via d'uscita.

Sebbene queste soluzioni intelligenti siano in circolazione dall'avvento dei computer desktop negli anni Ottanta, la loro adozione non è ancora diffusa. Resilinc, un fornitore leader di soluzioni end-to-end complete per la resilienza della catena di approvvigionamento con sede nella Silicon Valley in California, ha rilevato che il 70% delle 300 aziende intervistate tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio era solo agli inizi del processo di raccolta di dati su come il coronavirus poteva influire sulla propria catena di approvvigionamento, e solo il 30% stava già adottando azioni correttive.6

Aggiungere uno strato di intelligenza alla gestione della catena delle forniture non solo la rende più adattabile ai cambiamenti della domanda e alle strettoie dell'offerta, ma può anche consentire alle aziende di ottimizzare i processi di approvvigionamento e automatizzare molti compiti noiosi e ripetitivi. Tali sistemi possono essere usati per stimare, prevedere e monitorare la domanda del mercato e per adattare la cadenza dell'offerta e della produzione. Man mano che le catene di approvvigionamento diventano sempre più complesse e i clienti sempre più esigenti in termini di rapidità e modello di consegna, aumenta anche la necessità di automazione e di strumenti smart per la gestione del sistema.

Figura 1: Lo schema proposto da Accenture per costruire una catena di approvvigionamento intelligente

Fonti: Credit Suisse, Accenture (2018), "Supply chain transformation for the intelligent enterprise", pag. 4; https://www.accenture.com/_acnmedia/pdf-94/accenture-supply-chain-transformation-sap-myconcerto.pdf, 22 aprile 2020

Conclusione

Fonte

1 FLIR Systems, home page, "News", "FLIR launches smart thermal sensor solution", 1° aprile 2020.
2 Centers for Disease Control and Prevention, US, "Hospitalization rates and characteristics of patients hospitalized with lab-confirmed coronavirus disease 2019, early release", 8 aprile 2020.
3 Entertainment Week, "Netflix stops production of all shows and movies", 13 marzo 2020.
4 Rendiconti Amazon trasmessi alla SEC per il 2019.
5 British International Freight Association (BIFA.org), "Most companies are looking to shift production out of China", dicembre 2019.
6 Harvard Business Review, "Coronavirus is a wake-up call for supply chain management", 27 marzo 2020.

 

Fonte: Credit Suisse, se non altrimenti specificato.
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