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Per il bene del pianeta e del vostro portafoglio

La nuova strategia Environmental Impact Equity permette agli investitori di avere accesso a società quotate che si occupano di offrire soluzioni per combattere la situazione di emergenza ambientale ora e negli anni a venire.

10 agosto 2020

Come si legge su Forbes.com, le dieci catastrofi naturali imputabili al clima nel 2018 sono costate USD 85 miliardi. L’effetto finanziario del cambiamento climatico e dell’inquinamento dell’ambiente è andato assumendo proporzioni davvero notevoli per l’economia mondiale. È necessario che si intervenga urgentemente su larga scala per salvaguardare le generazioni future (vedasi: "La mappa dei rischi globali 2020"). Ciò richiede una serie di soluzioni che possano essere rese operative sia nel breve che nel medio e lungo periodo.

La propensione (asse X) ai rischi ambientali, quali la perdita della biodiversità e gli eventi climatici estremi, viene considerata altissima. Poiché è altrettanto alto il rischio di arrecare danni potenzialmente irreversibili anche a lungo termine (asse Y), le attività in grado di fornire immediatamente le soluzioni così urgentemente necessarie possono offrire ritorni interessanti a lungo termine.

Il panorama dei rischi globali 2020

Fonte: http://www3.weforum.org/docs/WEF_Global_Risk_Report_2020.pdf

Le emissioni di carbonio hanno raggiunto proporzioni mai verificatesi fino ad ora

Secondo l’Environment Programme delle Nazioni Unite che prevede la pubblicazione dell’Emission Gap Report nel 2019, le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra hanno raggiunto la cifra record di 55,3 gigatoni nel 2018. Anche qualora tutte le nazioni aderissero a rispettare i contributi nazionali sanciti nell’Accordo di Parigi, saremmo comunque destinati a subire un innalzamento delle temperature pari a 3,2 gradi centigradi. Per riuscire a realizzare l’obiettivo di un riscaldamento del pianeta non superiore a 1,5 gradi, le emissioni devono diminuire del 7,6% l’anno fra il 2020 e il 2030.1

L’economia circolare è ancora in fasce

L’impatto significativo del settore produttivo sull’ambiente (emissioni di CO2, consumo energetico e idrico e generazione di reflui) è fonte di frequenti appelli affinché si introduca l’economia circolare. Le emissioni dovute alla produzione e al reimpiego di cemento, acciaio, plastica e alluminio, ad esempio, potrebbero diminuire del 40% entro il 2050 se venissero adottati i principi dell’economia circolare. Per quanto attiene alla produzione di cibo, le emissioni potrebbero essere dimezzate entro il 2050 sulla base delle stime elaborate dalla Ellen MacArthur Foundation.2 Tornando al 2016, la Fondazione si guadagnò i titoli delle prime pagine quando venne dichiarato che entro il 2050 ci potrebbe essere più plastica che pesce negli oceani.3

Emissioni globali antropogeniche di CO₂

Fonte: Agenzia Internazionale per l’Energia, dati e statistiche, emissioni CO₂ per fonte energetica 2017.

Come illustra la tavola intitolata “Emissioni globali antropogeniche di CO2”, i settori qui elencati hanno la maggior propensione alla loro riduzione: elettricità/riscaldamento, trasporti, edilizia industriale e residenziale. Questi quattro settori insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni mondiali di CO2.

Le azioni quotidiane di tutti noi vanno benissimo; tuttavia, guidare meno o ridurre il consumo di carne non sono misure sufficienti se non accompagnate da altro. Se vogliamo davvero riuscire a raggiungere un risultato positivo, dobbiamo impegnarci nell’ottenimento di risultati significativi al più presto. In alcuni settori si sono già compiuti interessanti esperimenti, quali le infrastrutture sostenibili e l’uso efficiente delle risorse. Per contro, ci vorrà ancora tempo prima che alcune tecnologie – l’eliminazione del carbonio e l’uso su larga scala delle celle di idrogeno – basate sull’economia circolare riescano a essere introdotte su larga scala (vedasi: figura "Roadmap dell’impatto").

Roadmap dell'impatto

Roadmap dell'impatto

Valori che cambiano

È giusto che i fatti e i dati allarmanti abbiano provocato un cambiamento di valori sia nella società che fra le varie generazioni. Ciò è sottolineato e accelerato da norme e programmi politici: i Sustainable development Goals delle Nazioni Unite (SDG), l’Accordo di Parigi del 2015 (a seguito del Protocollo di Kyoto del 1997), il Green Deal della Commissione europea e la Tassonomia dell’UE (un sistema di classificazione per attività sostenibili) hanno fissato gli obiettivi e contrassegnato i prossimi passi da compiere.

Certo si tratta di un percorso irto di prove da superare e tuttavia ci sono anche opportunità sia per le aziende che per gli investitori. Sono sempre di più le aziende che si specializzano in prodotti e servizi che risolvono i problemi ambientali o ne riducono ampiamente gli effetti negativi. I nuovi modelli di business di aziende che operano seguendo questa direzione permettono agli investitori di partecipare alle potenziali fonti di guadagno che erano di più difficile individuazione in passato.

Environmental Impact Equity: fatti, non parole

La prima domanda che si pongono gli investitori è come riuscire a trovare aziende che soddisfino questi criteri e come investire mantenendo un livello ragionevole di diversificazione dei rischi. Dopo aver ascoltato queste istanze in numerose occasioni, Credit Suisse Asset Management ha fatto fronte a questa problematica creando un sistema d’investimento innovativo. Sono stati approntati elenchi di aziende quotate che sono specializzate nella creazione di soluzioni a problemi quali quello dei fenomeni di sviluppo demografico, la scarsità sempre maggiore di risorse naturali, le gigantesche quantità di scarti e le cospicue emissioni di gas serra. 

"Desideriamo trovare investimenti che affrontino queste temati- che critiche per il benessere del pianeta e che possano generare ritorni finanziari, " commenta Marisa Drew, CEO Impact Advisory and Finance di Credit Suisse.

L’accento posto su questi nuovi settori riflette il fatto che quelle aziende che operano nei segmenti di business tradizionali si trovano a dover far fronte a pressioni sempre maggiori dovute alle normative ambientali e ai cambiamenti dei valori con il passaggio generazionale.

L’attenzione viene in genere posta sulle small e mid cap. Poiché queste tipologie di aziende non si trovano in genere in un portafoglio convenzionale, il nostro scopo è quello di trovare fonti di guadagno che non siano state in precedenza sfruttate, aumentando così il livello di diversificazione.

"Investire esclusivamente in quelle aziende le cui attività riescano anche a risolvere i problemi che stanno davvero a cuore alla gente significa attirare ulteriore interesse da parte della nostra clientela. E, per la generazione futura che diverrà parte dei nostri clienti, questi valori sono scontati, " spiega Marisa Drew.

Il potenziale è immenso – secondo le stime del World Economic Forum (WEF), il volume del mercato dovrebbe raggiungere USD 26.000 miliardi nel 2030. Inoltre, gli investitori possono beneficiare di una rendicontazione più efficace, ivi comprese le relazioni che riguardano gli effetti di tali azioni. Insieme ai tradizionali dati sui risultati finanziari, la rendicontazione relativa agli effetti serve per capire in che modo una singola azienda riesca a contribuire alla soluzione dei problemi ambientali. Si tratta di un mezzo per illustrare i progressi tangibili compiuti nel medio e lungo termine.

"La più grande minaccia per il nostro pianeta è la convinzione che sarà qualcun altro a salvarlo.   " Robert Swan, esploratore polare e ambientalista: il primo a raggiungere il Polo Nord e il Polo Sud senza assistenza.

Gli investimenti vengono effettuati a livello mondiale. Poiché però le aziende nordeu- ropee sono ben posizionate nell’ambito del reperimento di soluzioni ambientali innovative, l’Europa espleta un ruolo chiave a spese degli USA. Da ciò deriva una distribuzione quasi uguale della globalità degli investimenti negli Usa, Europa e resto del mondo. Per garantire costantemente la miglior posizione nel portafoglio, ciascuna delle aziende che fanno parte del gruppo nel quale investire viene assegnata a uno dei seguenti sottogruppi:

  • infrastrutture sostenibili
  • risorse
  • mitigazione degli scarti
  • tecnologie di riduzione del carbonio
     

Rigorosi processi d’investimento

Nell'ultimo numero di Scope

La rivista fornisce approfondimenti sulle attività globali dell'Asset Management. Scope è sinonimo di tendenze, know-how e temi di investimento.

1 Il Gas Emission Report 2019 dell’UNEP sottolinea che anche qualora venissero resi operativi i contributi decisi per nazione (Nationally Determined Contributions – NDC) stipulati nell’Accordo di Parigi, ci troveremmo comunque a dover affrontare un aumento della temperatura pari a 3,2 gradi. L’impossibilità di agire con tempestività ed efficienza significa il dover ora rendere urgentemente operativi una serie di tagli. Si sottolinea nella relazione che, per poter essere in linea con i dettati dell’Accordo di Parigi, le emissioni devono calare del 7,6% l’anno dal 2020 al 2030 per poter raggiungere l’obiettivo di 1,5°C e del 2,7% l’anno per poter arrivare ai 2°C. 
2 Per completare la situazione, vedasi: How the Circular Economy Tackles Climate Change, 2019.
3 Ellen MacArthur Foundation, The New Plastic Economy: Rethinking the future of plastics, 2016.