Contatto

Menu

Articolo

Investitori lanciano un’iniziativa che affronta i rischi legati al settore chimico

Il settore della chimica è parte integrante del panorama economico globale, dove il 95% di tutte le merci prodotte dipende da un processo chimico. L’inquinamento chimico è tuttavia sia uno dei fattori principali della crisi della biodiversità che uno dei responsabili del cambiamento climatico. La produzione chimica è il settore industriale più energivoro e la terza fonte maggiore di emissioni di carbonio a livello globale. La pressione è sempre più forte.

27 giugno 2023

Emma Farrell

Specialista di azionariato attivo, settori consumi e produzione responsabili

Punti principali:

Se l’inquinamento chimico è chiaramente una delle cause principali della perdita di biodiversità, per stabilire un legame chiaro tra inquinanti chimici e il loro impatto sull’ambiente occorre colmare lacune significative nel campo della ricerca.

Le politiche recenti delle principali economie sono state criticate per aver ignorato l’effetto degli inquinanti chimici e questo potrebbe portare a cambiamenti a livello di regolamentazioni.

Gli investitori devono essere consapevoli dei principali rischi esistenti sul piano regolamentare, giuridico e reputazionale associati ai produttori chimici.

Per affrontare queste questioni, abbiamo aderito alla Investor Initiative on Hazardous Chemicals (IIHC), con l’obiettivo di incoraggiare gli emittenti a migliorare la trasparenza e i processi produttivi nel settore della chimica.

Il settore della chimica è parte integrante del panorama economico globale, dove il 95% di tutte le merci prodotte dipende da un processo chimico.1 Il settore non solo produce una gamma enorme di prodotti finiti destinati al consumo generale, ma genera anche fattori produttivi essenziali e contribuisce ai processi di altre attività produttive che hanno migliorato le condizioni di vita in tutto il mondo. Fino a poco tempo fa, tuttavia, la società in generale ignorava l’impatto negativo generato dal settore chimico sull’ambiente.

Nell’Unione europea, il 75% dei quasi 300 milioni di tonnellate di sostanze chimiche usate ogni anno è considerato pericoloso per la salute dell’uomo o per l’ambiente.2 La conta spermatica media è più che dimezzata negli ultimi 40 anni, un fenomeno che è stato legato proprio all’esposizione alle sostanze chimiche.3 L’esposizione a sostanze chimiche tossiche è stata inoltre correlata a difetti alla nascita, cancro, obesità e numerose altre patologie.4 L’inquinamento chimico è uno dei fattori principali della crisi della biodiversità e uno dei grandi responsabili del cambiamento climatico, considerato che la produzione chimica è il settore industriale più energivoro al mondo e terza fonte maggiore di emissioni di carbonio a livello globale.5

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un interesse crescente dei media verso le sostanze chimiche pericolose, in particolare di quelle persistenti (PFAS). Dall’annuncio di 3M della decisione di interrompere la produzione di PFAS entro il 2025 alla valutazione dell’Unione europea di imporre un divieto generalizzato su tali sostanze, la pressione a favore di un cambiamento è sempre più forte. Da alcuni studi pubblicati lo scorso anno da The Guardian è emerso che aziende chimiche come DuPont e Daikin erano a conoscenza dei pericoli relativi a un composto PFAS presente negli imballaggi alimentari sin dal 2010, nascondendo tale informazione al pubblico e alla Food and Drug Administration (FDA).6 A febbraio 2023, un importante progetto di mappatura realizzato da un ente no profit indipendente ha rivelato che oltre 17 000 siti nel Regno Unito e in Europa contengono livelli elevati allarmanti di inquinanti PFAS.7

Altri studi hanno invece posto l’attenzione sulla necessità di imporre un limite planetario all’inquinamento chimico e alle nuove entità. Alcuni sostengono che occorrerebbe agire prioritariamente sulle sostanze chimiche sintetiche, ossia quelle persistenti, e che un mancato intervento in tal senso rappresenterebbe una minaccia per l’ecosistema globale. Oggi esistono oltre 100 000 sostanze nel commercio globale8 e la produzione è destinata a triplicare entro il 2050 rispetto al 2010, secondo uno studio pubblicato l’anno scorso.9

Alla luce di quanto detto, le regolamentazioni e la vigilanza continuano a essere insufficienti e frammentate in molte aree: dalla mancanza di sistemi di test completi alla lentezza dei processi regolamentari, dalla scarsa considerazione degli effetti cumulativi a una trasparenza e una rendicontazione inadeguate. Per affrontare queste limitazioni occorre l’intervento di tutti gli stakeholder, ossia enti di regolamentazione, ONG, ricercatori, associazioni di settore e investitori.

«I produttori chimici devono assumersi precise responsabilità se vogliamo gestire i rischi e i danni causati da sostanze chimiche pericolose e persistenti. La produzione e l’utilizzo di sostanze chimiche pericolose comportano rischi significativi per gli investitori. Questi rischi sono amplificati da una mancanza di trasparenza nel settore chimico dove sono permesse solo informazioni limitate relative ai portafogli delle società. La Investor Initiative on Hazardous Chemicals riunisce diversi investitori esortandoli a fare engagement con le società chimiche che svolgono un ruolo chiave nell’affrontare la minaccia delle sostanze chimiche pericolose».


Nisha Long, Head of Sustainability Research presso Credit Suisse Asset Management

«La produzione e l’utilizzo di sostanze chimiche pericolose sono legati a rischi finanziari significativi. Ma sono anche, benché questo aspetto sia spesso trascurato, una delle cause principali dell’attuale perdita di biodiversità. È pertanto importante che gli investitori responsabili si relazionino con il settore chimico incentivando la transizione verso alternative più sicure. Questo è ciò che sta facendo Credit Suisse Asset Management aderendo alla Investor Initiative on Hazardous Chemicals, facendo engagement con due società».


ChemSec, International Chemical Secretariat

Cosa sono le PFAS?

Perdita di biodiversità

L’inquinamento chimico e la perdita di biodiversità sono questioni fortemente interconnesse. L’inquinamento chimico ha un impatto profondo e di ampia portata sulla biodiversità, tanto diretti quanto indiretti.11 L’inquinamento chimico altera la composizione chimica dei terreni, dell’acqua e dell’aria, il che ha un effetto avverso sugli ecosistemi e sugli organismi che vi abitano. Gli inquinanti pericolosi hanno conseguenze anche sulla catena alimentare e sulle interazioni fra specie. Pesticidi, insetticidi e altre sostanze chimiche tossiche, ad esempio, possono uccidere insetti utili e altri organismi che sono importanti per l’impollinazione, impoverendo di conseguenza la biodiversità vegetale. Analogamente, le sostanze chimiche possono determinare il successo riproduttivo di alcune specie, riducendo le popolazioni e portando alla perdita della biodiversità, come si vede nelle «zone morte oceaniche».12 In aggiunta a questo, la perdita di biodiversità aggrava a sua volta l’impatto dell’inquinamento chimico. Con la riduzione della biodiversità, gli ecosistemi diventano meno resilienti, e questo li rende più vulnerabili.13 In altre parole, quando un ecosistema perde le specie che lo aiutano a scomporre gli inquinanti, perde la capacità di far fronte all’inquinamento chimico.

Anche se gli ecologisti hanno individuato nell’inquinamento, incluso quello chimico, uno dei fattori principali della perdita di biodiversità, l’inquinamento chimico spesso non è parte del dibattito generale.14 In un recente studio sull’ecologia dal titolo «Addressing chemical pollution in biodiversity research», gli autori hanno rilevato come all’inquinamento chimico quale fattore di cambiamento globale che contribuisce alla perdita di biodiversità mondiale sia stata riservata fino a questo momento un’attenzione molto minore nell’ambito della ricerca sulla biodiversità.15 La tendenza è invece a concentrarsi in misura maggiore sugli altri fattori, come il cambiamento climatico, i cambiamenti nell’uso del territorio e dei mari, le specie invasive e lo sfruttamento diretto delle risorse naturali. Dallo studio è emerso che la questione dell’inquinamento chimico viene affrontata in relazione all’eutrofizzazione e, talvolta, alla tossicità causata da alcune classi specifiche di sostanze chimiche, in particolare i pesticidi. Ancora un altro studio ha riportato un lavoro in cui si sottolineava come l’elevato tasso di cambiamento nella produzione e la varietà delle sostanze chimiche sintetiche negli ultimi quattro decenni abbiano persino superato molti altri fattori di cambiamento.16

Gli ecologisti mettono in guardia sul fatto che la mancata considerazione degli impatti negativi dell’inquinamento chimico metterà significativamente in pericolo le misure per proteggere la biodiversità. Una ricerca pubblicata su science.org ha sottolineato l’urgente necessità di assumere la prospettiva del sistema terrestre quando si valutano i pericoli e i rischi delle sostanze chimiche. In un mondo ideale, dovrebbe essere possibile identificare le proprietà che possono predisporre le sostanze chimiche a diventare un problema prima di essere immesse nell’ambiente, specialmente prima che i loro effetti diventino irreversibili su una scala globale. Tuttavia, date le numerose interazioni esistenti tra sostanze chimiche ed ecosistemi, ignote e complesse al tempo stesso, sviluppare una base di conoscenze che permetta un tale approccio di screening rimane una sfida per i ricercatori. A ciò si aggiunga che gli effetti dell’inquinamento chimico sono spesso sottili, cumulativi e manifesti in lunghi archi temporali, complicandone ulteriormente la quantificazione.

Se l’inquinamento chimico è chiaramente una delle cause principali della perdita di biodiversità, la ricerca in questo campo presenta ancora delle lacune. Sono quanto mai necessari sforzi e collaborazioni interdisciplinari nel campo della ricerca per fare luce sulle complesse interazioni tra sostanze chimiche ed ecosistemi, come pure sugli effetti a lungo termine per le diverse specie e gli habitat.

«L’inquinamento chimico può potenzialmente causare problemi gravi per l’uomo e l’ecosistema su varia scala, ma anche alterare processi vitali del sistema terrestre dai quali dipende la stessa vita umana.»


Outside the Safe Operating Space of the Planetary Boundary for Novel Entities17

Sostenibilità

Gli investitori sono sempre più preoccupati dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nei loro portafogli. Leggi le iniziative in materia di sostenibilità legate agli investimenti del nostro team per il futuro. 
 

Il panorama regolamentare

Unione europea

Negli ultimi anni, i pericoli delle sostanze chimiche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) e l’importanza di ridurre l’esposizione sono stati riconosciuti anche dall’Unione europea (UE).» Il Regolamento per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), adottato nel 2007, è la principale normativa dell’Unione europea attuata per proteggere la salute umana e l’ambiente dai rischi posti dalle sostanze chimiche.18 Ai sensi del REACH, le società sono tenute a registrare le sostanze che producono o importano nell’UE e a fornire informazioni circa i loro potenziali pericoli. Questo prevede inoltre una valutazione dei rischi delle sostanze e l’autorizzazione in caso di sostanze estremamente problematiche. Dall’implementazione del REACH, sono state oggetto di limitazione meno di 100 sostanze (su centinaia di migliaia).19

Il 2020 ha visto il lancio della strategia per una chimica sostenibile, nell’ambito del Green Deal dell’UE. Lo scopo della strategia chimica è valutare e regolamentare con maggiore efficacia le sostanze chimiche, incluso eliminare dai prodotti destinati ai consumatori le sostanze chimiche più nocive e limitare talune sostanze, incluse le PFAS.

Pur ritenendo incoraggianti tali passi, noi pensiamo che si potrebbe fare di più. Nell’attuale legislazione esistono ad esempio delle lacune critiche a livello politico che andrebbero colmate.

Nel 2022, l’UE ha presentato il «divieto maggiore di sempre» sulle sostanze chimiche pericolose, con fino a 12 000 sostanze che potenzialmente potrebbero ricadere nella sfera della sua nuova «roadmap sulle restrizioni».20 La «roadmap sulle restrizioni» è stata concepita come un primo decisivo passo per affrontare questioni quali l’inquinamento chimico, il calo dei tassi di fertilità umana e l’estinzione delle balene. Secondo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, il piano prenderebbe di mira classi intere di sostanze chimiche, PFAS incluse. Nel 2023, in occasione del primo anniversario del coraggioso piano dell’UE, da uno studio condotto da alcuni gruppi per l’ambiente e la salute è emerso che l’UE non è riuscita a implementare i regolamenti necessari per vietare di fatto le sostanze chimiche, non ha rispettato diverse scadenze e non è riuscita a fornire risorse adeguate per implementare i regolamenti.21 Lo studio ha altresì criticato l’UE per aver permesso esenzioni e scappatoie che hanno permesso di continuare a usare alcune delle sostanze chimiche più pericolose. Gli autori dello studio hanno esortato l’UE ad adottare misure urgenti per ovviare a tali mancanze e assicurare l’attuazione del divieto relativo alle sostanze chimiche pericolose.

In aggiunta a questo, la Commissione europea sta lavorando a un nuovo set di criteri tassonomici per le attività economiche che sostanzialmente concorrono a realizzare uno o più dei seguenti «quattro obiettivi della tassonomia»:

Quattro obiettivi della tassonomia

Utilizzo sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine

Transizione verso un’economia circolare

Prevenzione e riduzione dell’inquinamento

Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi

La sezione «Prevenzione e riduzione dell’inquinamento» della proposta22 non include tuttavia la fabbricazione di sostanze chimiche né la fabbricazione di prodotti chimici. L’assenza di tali attività desta particolare preoccupazione giacché riduce in maniera significativa l’incentivo a produrre sostituti e alternative più sicuri. Se esiste la volontà di contemplare l’inquinamento chimico nella tassonomia, è importante che la questione venga affrontata a monte della catena di approvvigionamento, ossia dove vengono fabbricati gli ingredienti per i prodotti finiti. In assenza di offerte sostitutive a valle, è difficile immaginare che le aziende siano incentivate a ricercare alternative più sicure.

L’insieme degli obiettivi dell’economia circolare include alcuni criteri che hanno ad oggetto le sostanze chimiche, come la produzione di imballaggi in plastica (ambizione elevata quando si tratta di sostanze chimiche), la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche (ambizione più bassa) e la costruzione di nuovi edifici (nessuna ambizione, ma non arrecano un danno significativo [DNSH]). La priorità, tuttavia, andrebbe assegnata all’inclusione della «produzione di sostanze chimiche» o della «produzione di prodotti chimici» nell’insieme di obiettivi «prevenzione e riduzione dell’inquinamento» con un livello di ambizione analogo a quello degli imballaggi in plastica (ambizione elevata quando si tratta di sostanze chimiche). Queste attività avrebbero un effetto di ricaduta e l’impatto più significativo sulla prevenzione dell’inquinamento.

Cronologia di sviluppi recenti nel mondo

  • Nel 2022, la Commissione europea ha proposto di aggiornare l’elenco degli inquinanti dell’acqua in linea con l’ambizione «zero inquinamento» del Green Deal europeo. L’inserimento in elenco delle PFAS significa che le acque di superficie e sotterranee sarebbero soggette a controlli più rigorosi in termini di presenza di tali composti.
  • Verso la fine del 2022, l’UE ha formalmente adottato un regolamento teso a ridurre i valori limite per la presenza di inquinanti organici persistenti nei rifiuti. Il regolamento allinea la legislazione dell’UE ai suoi impegni internazionali, come la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, ed è in linea sia con le ambizioni esperite nel Green Deal europeo di realizzare cicli di materiali non tossici sia con il nuovo Piano d’azione per l’economia circolare.23
  • Nel 2022, l’agenzia USA per la tutela dell’ambiente (EPA) ha proposto di designare le sostanze PFAS come «pericolose»,24 facendo seguito all’annuncio di linee guida più stringenti su tali sostanze nell’acqua potabile. In base alla nuova definizione, le entità dovrebbero segnalare tutti i rilasci delle sostanze che soddisfano o superano determinate soglie.
  • La Cina ha pubblicato un piano d’azione nel 2022 volto a regolamentare una serie di inquinanti chiave, incluse le PFAS.25
  • Alla fine del 2022, New York ha vietato l’aggiunta intenzionale di PFAS negli imballaggi alimentari.26
  • A gennaio 2023, il Ministero giapponese per l’ambiente ha iniziato a discutere di come rafforzare le misure per contrastare l’inquinamento da PFAS. Le proposte terranno conto degli standard qualitativi dell’acqua ed è inoltre prevista una valutazione dell’impatto di alcune sostanze usate in articoli a contatto con gli alimenti.27
  • Nel 2023, la European Chemicals Agency (ECHA) ha presentato una proposta per vietare tutte le PFAS in Europa.
  • Dal 2025 in poi, California vieterà l’uso delle PFAS nei cosmetici e nei prodotti per la cura della persona.28

Quali sono i rischi per gli investitori?

Alla produzione e all’uso di sostanze chimiche pericolose e persistenti sono associati rischi gravi significativi. Come abbiamo precisato, sia il panorama regolamentare che quello della ricerca ecologica stanno comprendendo che prodotti e sostanze chimici pericolosi e persistenti sono dannosi per la salute delle persone e l’ambiente naturale. Questi rischi sono intensificati da un’assenza di trasparenza nel settore chimico, dove spesso esistono informazioni minime relative ai portafogli dei produttori chimici. Dal momento che le regolamentazioni nell’UE e negli Stati Uniti impongono livelli di rendicontazione minimi (i quali sono persino più bassi nel resto del mondo), gli investitori sono spesso lasciati all’oscuro quando si tratta di valutare l’impatto ultimo degli inquinanti chimici.

  • Rischio regolamentare: storicamente e rispetto ad altri settori, quello della produzione chimica è stato in larga misura non regolamentato. Fino al 2016, ad esempio, solo cinque su centinaia di migliaia di sostanze chimiche erano soggette a restrizioni negli Stati Uniti. Nonostante le rapide evoluzioni del panorama regolamentare nel campo della gestione delle sostanze chimiche pericolose e persistenti, permane una mancanza di trasparenza. Il Green Deal europeo, ma anche le roadmap e i piani d’azione faro dell’americana EPA per gestire le PFAS non hanno ancora sortito l’effetto desiderato, complicando per gli investitori la comprensione dei rischi giuridici e reputazionali cui sono esposti i produttori chimici. Con un contesto regolamentare più rigido che si profila all’orizzonte, le aziende produttive chimiche dovrebbero impegnarsi a mettere a punto alternative più sicure. Un mancato intervento in tal senso pregiudicherebbe le entrate future e potrebbe creare attivi incagliati in caso di sostanze non conformi alle regolamentazioni.
  • Rischio di contenzioso: nel corso degli ultimi anni, alcuni dei maggiori produttori chimici del mondo (in specie produttori di PFAS) sono stati coinvolti in contenziosi, da DuPont a Chemours a 3M, per citare qualche nome.29 I costi legali stimati di questi casi ammontano a 40 miliardi di dollari USA e potrebbero superare i 400 miliardi di dollari USA nei prossimi anni.30 A fronte di cifre del genere, e con esperti di assicurazioni e responsabilità che parlano della crisi delle PFAS come della «madre di tutti gli illeciti tossici»,31 non è difficile prospettare scenari di fallimento per le aziende della chimica nel prossimo futuro.
  • Rischio reputazionale: oltre ai contenziosi sulle sostanze chimiche pericolose con conseguente elevato dispendio di risorse aziendali, anche il rischio reputazionale non deve essere sottostimato. Con il crescente riferimento nei media generali ai pericoli delle sostanze chimiche persistenti e pericolose, il pubblico è molto più consapevole della questione. Una tale maggiore conoscenza significa che le persone sono più consapevoli quando acquistano prodotti che contengono o possono contenere sostanze chimiche persistenti. A ciò si aggiunga che il settore della produzione chimica ha la sua buona dose di incidenti letali e controversie che possono incidere negativamente sulla reputazione e sui risultati finanziari di un’azienda (e dei suoi investitori). 

«Mentre le sostanze perfluorurate e polifluorurate (PFAS) possono essere fabbricate e usate in maniera sicura, la nostra decisione di interromperne la produzione e l’utilizzo in tutto il portafoglio commerciale entro la fine del 2025 si è basata su un’attenta e approfondita valutazione delle evoluzioni del contesto esterno, inclusi fattori quali l’accelerazione dei trend normativi diretti a ridurre o eliminare la presenza delle PFAS nell’ambiente e l’evoluzione delle aspettative degli stakeholder.»


Relazioni con gli investitori, 3M

Gli investitori agiscono

Credit Suisse Asset Management ha aderito alla Investor Initiative on Hazardous Chemicals (IIHC) nel gennaio del 2023. La IIHC è un’iniziativa collaborativa diretta dagli investitori e coordinata da ChemSec. In linea con la nostra politica in materia di engagement, l’obiettivo è incoraggiare gli emittenti a migliorare la trasparenza e realizzare processi produttivi più etici per quanto riguarda le sostanze chimiche persistenti. Unendo le forze con 50 dei maggiori investitori istituzionali del mondo, rappresentativi di un patrimonio in gestione stimato in circa 10 migliaia di miliardi di dollari USA, il nostro obiettivo è promuovere la rapida trasformazione del settore chimico.

Con ChemScore, ChemSec contribuisce a colmare un’importante lacuna nei dati. Le valutazioni e i punteggi ESG32 tendono a sottostimare i rischi associati alla produzione di sostanze chimiche pericolose. Ciò è dovuto sostanzialmente a una mancanza di dati divulgati dalle aziende chimiche, spesso in ragione di un difetto di competenze sul tema da parte dei fornitori di dati. ChemScore classifica i primi 54 produttori chimici del mondo sulla base degli sforzi compiuti per ridurre la propria impronta chimica pericolosa. Le prestazioni sono classificate in quattro categorie: 1) la tossicità del portafoglio prodotti; 2) la ricerca e lo sviluppo di sostanze chimiche non tossiche; 3) la gestione e la trasparenza; e 4) il numero di controversie e scandali in cui è stata coinvolta la società. La classifica è stata messa a punto per fornire agli investitori informazioni migliori per valutare quali società dispongono di solide strategie di gestione in materia di sostanze chimiche e quali invece ne sono prive.33

Prima di aderire alla IIHC, Credit Suisse Asset Management ha co-firmato una lettera nel 2022 indirizzata alle aziende classificate in ChemScore. I 47 firmatari, con un patrimonio in gestione combinato di 8 migliaia di miliardi di dollari USA, sono stati riuniti da Aviva Investors e Storebrand Asset Management. La lettera invitava a una maggiore trasparenza, a ideare piani per l’eliminazione delle sostanze chimiche persistenti e a migliorare i rating ChemScore.

Contattaci

Scopri le opportunità d’investimento su misura per te. Siamo qui per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi d’investimento.

Tutti gli investimenti comportano un livello di rischio. In termini semplici, il rischio è la possibilità di perdere il capitale o di non generarne. 

1 The Global Chemical Industry: Catalyzing Growth and Addressing Our World’s Sustainability Challenges – Oxford Economics.
2 Global Chemicals Outlook | UNEP – Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
3 Temporal trends in sperm count: a systematic review and meta-regression analysis of samples collected globally in the 20th and 21st centuries | Human Reproduction Update | Oxford Academic (oup.com).
4 The Public Health Impact of Chemicals: Knowns and Unknowns (who.int).
5 Plastics, the circular economy and Europe’s environment — A priority for action – Agenzia europea dell’ambiente (europa.eu).
6 Chemical giants hid dangers of ‘forever chemicals’ in food packaging | Pollution | The Guardian.
7 Pan-European forever pollution project – Indagine Watershed .
8 Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet | Science.
9 Outside the Safe Operating Space of the Planetary Boundary for Novel Entities.
Linn Persson, Bethanie M. Carney Almroth, Christopher D. Collins, Sarah Cornell, Cynthia A. de Wit, Miriam L. Diamond, Peter Fantke, Martin Hassellöv, Matthew MacLeod, Morten W. Ryberg, Peter Søgaard Jørgensen, Patricia Villarrubia-Gómez, Zhanyun Wang, Michael Zwicky Hauschild
Environmental Science & Technology 2022 56 (3), 1510-1521
DOI: 10.1021/acs.est.1c04158
10 roadmaptonowhere.pdf (clientearth.org).
11 Policy options to account for multiple chemical pollutants threatening biodiversity (lib4ri.ch)
12 Strategy.pdf (europa.eu).
13 Chemical pollution, a key driver of the biodiversity crisis (chemtrust.org).
14 5 key drivers of the nature crisis (unep.org).
15 Addressing chemical pollution in biodiversity research (wiley.com).
16 Outside the Safe Operating Space of the Planetary Boundary for Novel Entities.
Linn Persson, Bethanie M. Carney Almroth, Christopher D. Collins, Sarah Cornell, Cynthia A. de Wit, Miriam L. Diamond, Peter Fantke, Martin Hassellöv, Matthew MacLeod, Morten W. Ryberg, Peter Søgaard Jørgensen, Patricia Villarrubia-Gómez, Zhanyun Wang, Michael Zwicky Hauschild
Environmental Science & Technology 2022 56 (3), 1510-1521
DOI: 10.1021/acs.est.1c04158
17 Outside the Safe Operating Space of the Planetary Boundary for Novel Entities.
Linn Persson, Bethanie M. Carney Almroth, Christopher D. Collins, Sarah Cornell, Cynthia A. de Wit, Miriam L. Diamond, Peter Fantke, Martin Hassellöv, Matthew MacLeod, Morten W. Ryberg, Peter Søgaard Jørgensen, Patricia Villarrubia-Gómez, Zhanyun Wang, Michael Zwicky Hauschild
Environmental Science & Technology 2022 56 (3), 1510-1521
DOI: 10.1021/acs.est.1c04158
18 Regolamento REACH (europa.eu).
19 Registry of restriction intentions until outcome – ECHA (europa.eu).
20 DocsRoom – Commissione europea (europa.eu).
21 A roadmap to nowhere? | ClientEarth.
22 Sustainable investment – EU environmental taxonomy (europa.eu).
23 Council formally adopts further restrictions to ‘forever chemicals’ in waste – Consilium (europa.eu).
24 Technical Fact Sheet: Drinking Water Health Advisories for Four PFAS (PFOA, PFOS, GenX chemicals, and PFBS) – Giugno 2022 (epa.gov).
25 China Publishes Draft List of Key New Pollutants under Pollutant Control Action Plan (natlawreview.com).
26 PFAS in Food Packaging – NS Dept. of Environmental Conservation.
27 Japan updates list of substances allowed for food contact articles | Food Packaging Forum.
28 Governor Newsom Signs Legislation Making California First in the Nation to Ban Toxic Chemicals in Cosmetics | California Governor.
29 DuPont, Chemours, 3M Sued by N.C. Attorney General Over PFAS (bloomberglaw.com).
30 Sizing Up an Environmental Liability for 3M and Others | Barron’s (barrons.com).
31 A Roadmap to Insurance Coverage for the Mother of Toxic Torts: PFAS | Miller Nash LLP.
32 ESG è l’acronimo di “Environmental” (ambiente), “Social” (sociale) e “Governance” (governance). Per ulteriori informazioni sui criteri d’investimento ESG e sugli aspetti legati alla sostenibilità del fondo, si invita a prendere visione dei relativi documenti legali e regolamentari (come il prospetto) e a visitare credit-suisse.com/esg. Oltre agli aspetti legati alla sostenibilità, la decisione di investire deve tener conto di tutti gli obiettivi e delle caratteristiche del fondo come descritto nel suo prospetto o riportato nelle informazioni che verranno comunicate agli investitori in base ai regolamenti applicabili.
33 Informazioni su (chemsec.org).

Fonte: Credit Suisse, se non altrimenti specificato.
Se non diversamente specificato, le illustrazioni fornite nel presente documento sono state allestite da Credit Suisse AG e/o delle sue affiliate con la massima cura e secondo scienza e coscienza.

Il presente materiale costituisce materiale di marketing di Credit Suisse AG e/o dalle sue affiliate (di seguito “CS”). Il presente materiale non costituisce né è parte di un’offerta o un invito a emettere o vendere, né una sollecitazione o un’offerta a sottoscrivere o acquistare titoli o altri strumenti finanziari né a effettuare operazioni finanziarie, né intende indurre o incoraggiare la sottoscrizione di un prodotto, un'offerta o un investimento. Questo materiale di marketing non costituisce un documento contrattualmente vincolante né un documento informativo richiesto da disposizioni legislative.Nessuna parte del presente materiale costituisce una ricerca d’investimento o una consulenza d’investimento e non può essere considerato affidabile in tal senso. Il presente materiale non è redatto in base alle circostanze individuali né costituisce una raccomandazione personale e non è sufficiente per prendere una decisione d’investimento. Le informazioni e le opinioni contenute nel presente documento sono quelle di CS al momento della redazione e possono cambiare in qualsiasi momento senza preavviso. Esse sono state ricavate da fonti ritenute attendibili.CS non fornisce alcuna garanzia circa il contenuto e la completezza delle informazioni e, dove legalmente consentito, declina qualsiasi responsabilità per eventuali perdite connesse all'uso delle stesse. Salvo indicazioni contrarie, tutti i dati non sono certificati. Le informazioni fornite nel presente documento sono a uso esclusivo del destinatario.Le informazioni fornite nel presente materiale possono cambiare successivamente alla data del materiale senza preavviso e CS non ha alcun obbligo di aggiornare le informazioni.Il presente materiale può contenere informazioni che sono concesse in licenza e/o protette dai diritti di proprietà intellettuale del concessore dell’autorizzazione e dei titolari del diritto di proprietà. Nulla in questo materiale deve essere interpretato in modo da imporre qualsiasi responsabilità ai concessori dell’autorizzazione o ai titolari del diritto di proprietà. La copia non autorizzata delle informazioni relative al concessore dell’autorizzazione o ai titolari del diritto di proprietà è severamente vietata. Il presente materiale non può essere inoltrato o distribuito ad altre persone e non può essere riprodotto. Qualsiasi inoltro, distribuzione o riproduzione non è autorizzato e può comportare una violazione del Securities Act statunitense del 1933 e successive modifiche (il Securities Act). Possono inoltre sussistere conflitti di interessi relativamente all’investimento. In relazione alla fornitura di servizi, Credit Suisse AG e/o società ad essa collegate possono effettuare pagamenti a terzi o ricevere pagamenti da terzi come parte della propria retribuzione o altrimenti come compenso una tantum o ricorrente (ad esempio commissioni di emissione, provvigioni di collocamento o di gestione). Prima di qualsiasi decisione d’investimento, si invitano i potenziali investitori a valutare in maniera indipendente e accurata (insieme ai loro consulenti fiscali, legali e finanziari) gli specifici rischi descritti nella documentazione disponibile unitamente alle conseguenze giuridiche, normative, creditizie, fiscali e contabili applicabili.
Informazioni importanti per gli investitori in Italia
Il presente materiale di marketing è distribuito da Credit Suisse (Italy) S.P.A. a clienti retail e professionali.
Copyright © 2023 CREDIT SUISSE. Tutti i diritti riservati.

Distributore: Credit Suisse (Italia) S.p.A., via Santa Margherita 3, 20121 Milano, Italia, csam@credit-suisse.com, credit-suisse.com/it I Agente pagatore: Allfunds Bank SA, State Street Bank International GmbH - Succursale Italia, BNP Paribas Securities Services succursale di Milano I Organo supervisore (entità di registrazione): Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB)