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Alla ricerca di certezze

Il mondo delle infrastrutture è cambiato e oggi è sempre più legato ai trend secolari come smart cities, mobilità e transizione energetica. Per questo possono rappresentare una fonte di diversificazione del proprio portafoglio sia nel breve che nel lungo termine.

10 gennaio 2023

Andrea Mancosu

Ne parliamo con Andrea Mancosu, Product Specialist - Equity Funds di Credit Suisse AM.

Il mondo delle infrastrutture è decisamente ampio e variegato. Iniziamo col definire qual è il vostro universo di investimento?

L’universo infrastrutturale è cambiato molto negli ultimi anni. Spesso è principalmente identificato come quello tradizionale, ossia strade, ferrovie, aeroporti, ossia tutte quei settori che troviamo all’interno dei benchmark. Noi, quando pensiamo all’universo infrastrutture, invece abbiamo un approccio più ampio, nel senso che consideriamo sia quelle tradizionali, ma anche quelle più innovative, , come quelle legate alle energie rinnovabili, che hanno assunto e assumeranno un ruolo sempre più importante nella transizione energetica, oppure a quelle strutture appartenenti al mondo delle telecomunicazioni, come i data center e le strutture di trasmissione dei dati, che ricoprono un ruolo importante nello sviluppo teconologico e nello sviluppo delle tanto citate smart cities. Guardiamo con grande attenzione a queste aziende, ben posizionate nel mondo infrastrutturale, in grado di offrire grandi opportunità legate al cambiamento che stiamo vivendo e che permettono al contempo di aumentare la diversificazione del portafoglio.

Quanto pesa l’esposizione su questa “nuova” componente?

Avendo uno stile di gestione attivo, questo dato tende a variare nel tempo. Abbiamo gli strumenti per beneficiare di questi cambiamenti e trend di lungo periodo ma non vogliamo perdere la nostra flessibilità e capacità di aggiustare il portafoglio in una direzione o nell’altra al variare dello scenario macroeconomico. Nelle infrastrutture il peso della componente macro è importante, per tale motivo è fondamentali coniugare l’analisi fondamentale bottom-up con un’allocazione settoriale top-down. A seconda della situazione macro si può decidere di avere un’esposizione più difensiva, magari con una componente maggiore di infrastrutture tradizionali, caratterizzate da beta spesso più contenuto, o viceversa. Nel momento attuale abbiamo ad esempio ridotto l’esposizione ai data center, che hanno sofferto parecchio, ma ciò non vuol dire che non crediamo più in tale infrastruttura, adattiamo semplicemente il portafoglio in maniera opportunistica per ottimizzarne il profilo di rischio.

I modelli scientifici confermano:
le infrastrutture di ricarica elettrica sono un’urgenza

Nello specifico due sono gli aspetti che prima di tutti potrebbero generare sbilanciamenti di rete e mettere in crisi l’intero apparato di produzione e stoccaggio: da un lato la gestione dei flussi di energia su una scala troppo locale, e dall’altro l’imprevedibile evoluzione delle ricariche domestiche. 
 

Hai parlato di transizione energetica e recentemente si è tenuta anche Cop27 dove ci si è occupati anche di questo tema. Le infrastrutture possono essere sostenibili?

Assolutamente sì. Gli investimenti in infrastrutture sostenibili sono essenziali per raggiungere gli obiettivi della lotta al cambiamento climatico così come gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Questi investimenti sono importanti ora più che mai. Non dimentichiamo che il 79% delle emissioni di gas serra sono legate alle infrastrutture e che il 92% degli obiettivi di sviluppo sostenibile sono raggiungibili tramite investimenti in infrastrutture.

Il tema importante però riguarda gli investimenti, che è stato affrontato anche nel corso di Cop27. L’ammontare di investimenti in infrastrutture sostenibili che sono necessari per raggiungere questi obiettivi eccede notevolmente le capacità di investimento del settore pubblico. Per questo servono e bisogna promuovere maggiori investimenti da parte dei privati. Ad oggi gli investimenti privati in infrastrutture sostenibili hanno raggiunto nuovi massimi nel 2021, ma seppure in crescita non sono ancora sufficienti e legati soprattutto alla parte energie rinnovabili. Gli investimenti in infrastrutture green non legate alle energie rinnovabili sono ancora troppo bassi.

Il tema delle infrastrutture è legato anche ai temi della mobilità e delle smart cities. Qualcosa è cambiato tra prima e dopo la diffusione della pandemia?

Si tratta di due temi certamente interessanti. Il comparto legato alla mobilità ha sicuramente patito l’impatto della pandemia e delle misure di contenimento adottate dai governi. Abbiamo visto però una ripresa nell’anno in corso, stimolata anche del traffico turistico. Pochi giorni fa il presidente della regione Sardegna ha comunicato come con quasi 7 milioni di arrivi sull’isola al 31.10, siano stati superati i numeri del 2019. Tutto ciò ha ovviamente un impatto positivo anche sugli aeroporti, in generale ripresa e per i quali servono continui investimenti in grado di garantire la capacità di accogliere un traffico in aumento.

Il tema smart city lo possiamo anche legare a quello della digitalizzazione. In un mondo sempre più digitale i volumi di dati sono destinati a crescere costantementebasti pensare che le reti mobili trasportano un traffico di dati mobili superiore di quasi 300 volte rispetto al 2011. L’adozione del G5 – fino a 100 volte più veloce del 4G - sarà prevedibilmente più rapida di qualsiasi precedente generazione di tecnologia mobile e consentirà di accelerare le tecnologie in ambito dei veicoli autonomi, ma anche delle smart cities. Si possono considerare dei megatrend che avanzano in maniera inesorabile. 

Il traffico aereo sta tornando rapidamente ai livelli pre-pandemia

Una risalita probabilmente anche più veloce rispetto alle previsioni, un vero e proprio boom che ha determinato persino qualche difficoltà nella gestione del traffico aereo, anche da parte delle singole compagnie che si sono trovate a dovere gestire una ripartenza in grande stile e un generalizzato ritorno della voglia di viaggiare.
 

Come si sono comportati i titoli infrastrutturali dal punto di vista dei rendimenti?

I rendimenti dei titoli infrastrutturali quotati sono cresciuti  nel tempo; a livelli inferiori rispetto a quelli dei mercati azionari globali, ma anche con minore volatilità. Ciò li rende uno strumento dal profilo di rendimento aggiustato per il rischio molto interessante. Lo loro maggiore resilienza, per quanto messa alla prova in diversi momenti dell’anno, è emersa anche in un anno difficile per i mercati come quello che stiamo vivendo. Le società di infrastrutture quotate hanno dei modelli molto particolari. I loro ricavi sono spesso legati alle variazioni dell’inflazione. Inoltre la domanda per questi servizi è caratterizza da poca elasticità rispetto al prezzo, per cui tende a non diminuire. In questo modo tali attività possono offrire una protezione contro l’inflazione superiore rispetto a quella associata alla maggior parte dei titoli quotati. Oltre a utili e flussi di cassa meno volatili, queste aziende offrono spesso dividendi più stabili e tendono ad avere beta più contenuto rispetto ai mercati azionari globali.

Grazie a queste caratteristiche gli investimenti in titoli infrastrutturali quotati hanno acquistato nel tempo maggior spazio nei portafogli degli investitori. Un interesse che si conferma nel 2022. In un momento di grande incertezza per i mercati, con una situazione geopolitica molto instabile e inflazione in aumento, l’investimento in titoli infrastrutturali quotati rappresenta un modo per avere un’esposizione ai mercati globali, beneficiando delle caratteristiche relativamente meno volatili di questi nomi.

E guardando al futuro, cosa possiamo dire?

Si tratta di un outlook positivo. Nel breve termine stiamo evidentemente vivendo un momento di grande volatilità che ci aspettiamo continui ancora per un po’. In uno scenario nel quale è difficile definire cosa accadrà gli investimenti in titoli infrastrutturali quotati rappresentano un ottimo strumento per quegli investitori che vogliono iniziare a riaumentare la loro esposizione ai mercati azionari, senza sovraesporsi a eventuali ulteriori storni. In questo sono particolarmente utili quelle strategie che, insieme all’attenzione verso i trend secolari, fonti di rendimento nel lungo periodo, offrono la grande diversificazione e profonda flessibilità indispensabili per limitare quanto più possibile eventuali nuovi picchi di volatilità.

Credit Suisse AM da sempre rivolge l’attenzione a questi temi, mirando a generare alfa attraverso un approccio d’investimento sistematico che coniuga allocazione settoriale top-down e analisi fondamentale bottom-up. Un approccio sistematico portato avanti da un team che da un lato guarda con attenzione a tutto ciò che riguarda il cambiamento che viviamo e le infrastrutture necessarie a sostenerlo, in tal modo permettendo ai nostri investitori di beneficiare di questi megatrend secolari, dall’altro ha la capacità di adattare il portafoglio al contesto di mercato, in modo contenere quanto più possibile la volatilità nel breve-medio termine, senza perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo.

Infrastrutture: Le fon­da­men­ta della pro­spe­ri­tà

Ponti, turbine eoliche, reti elettriche, torri per telecomunicazioni, mezzi e attrezzature di trasporto: le infrastrutture sono il motore dell’economia globale.
 

 

Guardate anche all’Italia. E’ interessante dal punto di vista infrastrutturale?

Ci sono delle realtà in Italia che possono essere interessati ma quello che facciamo è avere una visione globale. Preferiamo guardare all’universo globale perché ci permette di ottimizzare la diversificazione e cogliere poi a livello regionale le migliori opportunità. 

Andrea Mancosu

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