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I modelli scientifici confermano: le infrastrutture di ricarica elettrica sono un’urgenza

Nello specifico due sono gli aspetti che prima di tutti potrebbero generare sbilanciamenti di rete e mettere in crisi l’intero apparato di produzione e stoccaggio: da un lato la gestione dei flussi di energia su una scala troppo locale, e dall’altro l’imprevedibile evoluzione delle ricariche domestiche.

14 ottobre 2022

Nello specifico due sono gli aspetti che prima di tutti potrebbero generare sbilanciamenti di rete e mettere in crisi l’intero apparato di produzione e stoccaggio: da un lato la gestione dei flussi di energia su una scala troppo locale, anziché a livello nazionale o continentale, e dall’altro l’imprevedibile evoluzione delle ricariche domestiche, che potrebbero nel giro di qualche anno arrivare a rappresentare una quota molto elevata dei consumi complessivi di energia. Ciò non significa che siamo davvero di fronte a un rischio blackout, ma che gli squilibri nella gestione energetica potrebbero determinare fluttuazioni vertiginose dei prezzi e costringere a ricorrere a combustibili fossili d’emergenza per colmare eventuali gap. Il che significherebbe, da un punto di vista ambientale, rendere vani tutti gli sforzi di decarbonizzazione e sostenibilità che il mondo automotive sta introducendo.

Ma che significa, in termini pratici, l’urgenza di cui Nature parla? 

Stando alle valutazioni degli scienziati, l’orizzonte temporale che abbiamo a disposizione per un potenziamento significativo delle infrastrutture è dell’ordine di un decennio: da metà anni Venti a metà anni Trenta, insomma, si giocherà il grosso della partita sul fronte dell’ammodernamento e del riadeguamento dell’ossatura elettrica di molti paesi nel mondo.

Infrastrutture: Le fon­da­men­ta della pro­spe­ri­tà

Ponti, turbine eoliche, reti elettriche, torri per telecomunicazioni, mezzi e attrezzature di trasporto: le infrastrutture sono il motore dell’economia globale.
 

I veicoli elettrici hanno la potenzialità di contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni climalteranti in tutto il mondo, ma il processo di ricarica dei veicoli stessi – soprattutto quando diventeranno numericamente molti più di adesso – potrebbe mettere in difficoltà l’attuale infrastruttura della rete elettrica, persino nelle aree del mondo più tecnologicamente avanzate come Europa e Stati Uniti.

A dare conferma della necessità di sviluppare e dare maggiore solidità alla rete di distribuzione è stata anche la comunità scientifica, con una ricerca ad hoc pubblicata a settembre nella sezione Energy della prestigiosa rivista Nature. Un team composto da scienziati dei principali centri di ricerca californiani, infatti, ha messo a punto e presentato un modello simulato che tiene conto della più probabile evoluzione futura della richiesta di energia e della domanda di connessione alla rete

Il risultato è il seguente: 

  • l’implementazione dell'infrastruttura elettrica è emersa come il fattore più critico che farà da collo di bottiglia nel caso (auspicato da tutti) in cui l’adozione di veicoli elettrici si faccia sempre più rapida. 
  • Secondo le stime ricavate dal gruppo di lavoro, nel 2035 la domanda netta di elettricità nei momenti di picco aumenterà almeno del 25% rispetto ai valori odierni, e nello scenario più ottimista – ossia di elettrificazione accelerata – si potrebbe arrivare perfino a un +50%.

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